E’ ora di svegliarsi, di rientrare in noi stessi, di vigilare, di alzare lo sguardo verso il Signore, di avere la mente e il cuore aperti, come ha detto Papa Francesco, all’orizzonte di Dio. E’ questa la conversione che ci chiede il Signore e che caratterizza l’Avvento, il tempo di attesa e di speranza che precede il Natale, la venuta di Gesù Bambino nel tempo e nella storia per salvare l’uomo.
L’incontro con il Bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia ci rende più umani e illumina la nostra vita. Dio, l’infinitamente grande, l’onnipotente che si rende piccolo e fragile assumendo il corpo di un neonato, che ha bisogno di tutto e dipende da
tutti, ci insegna che cosa significa l’amore vero, quello che si dona senza riserve, fino ad offrire la vita sulla croce. Sì, perché la nascita di Gesù deve essere collegata alla Pasqua, non considerata un avvenimento fine a se stesso, semplicemente una festa dei
bambini, delle luci, dei dolci, dei viaggi, dell’esteriorità, ecc., come ci spinge a
fare la società odierna, che sta mettendo
sempre più al centro il denaro in luogo di Dio, facendo diventare il Natale una bella cornice senza il quadro, che è Gesù. La scelta di Dio di abitare nella fragilità ci fa capire che cosa significa prendersi cura della fragilità dell’altro: diventando fasce di amore che abbraccia e accoglie.
L’immersione nel mistero del Natale, nella logica di Dio, fa uscire l’uomo dai suoi egoismi, dal ripiegarsi su se stesso, dall’odio, dalla violenza, dalla ricerca dell’apparenza, del potere, dell’avere, proiettandolo verso un futuro migliore e alla visione di una luce nuova. La festa del Natale è un’occasione meravigliosa per renderci conto di quanto sia importante nella nostra vita fermarci e fare silenzio per accogliere dal più profondo del cuore il significato della nascita di Gesù.
Non lasciamoci portare via la “grande gioia” annunciata dagli angeli nella Notte Santa, quella gioia che scaturisce dall’accogliere il Salvatore, che è Cristo Signore.
Prepariamo il Natale vivendo l’Avvento nell’attesa vigilante, chiedendo perdono e aiuto al Signore per le nostre fragilità, compiendo gesti di carità, magari spendendo qualche ora in compagnia di un anziano presso l’Opera di Santa Teresa, guardando il bene che c’è in ogni persona piuttosto che evidenziare il male, bene-dire, per costruire un mondo e una società nuova dove regni l’amore
e il rispetto per tutti e non l’odio e la prepotenza.
Dobbiamo essere pronti a ricevere Colui che ci ha dato la vita, a riceverLo nel nostro cuore, ogni giorno, ma anche ad accoglierLo quando saremo chiamati al suo cospetto, nel momento in cui verremo giudicati sulla nostra condotta terrena, ed in particolare sulla
carità che avremo fatto, sull’amore che saremo riusciti a donare.
Proviamo in questo Natale a guardare il Bambino che giace nella mangiatoia con uno sguardo di meraviglia, di stupore e di ringraziamento, per assaporare la vera gioia che ricolma i cuori di fiducia e di speranza.
Luciano Di Buò (vice Direttore)
L’Opera S. Teresa augura a tutti i suoi lettori, amici e benefattori un Santo Natale