Capacità di donare

L’amore si conosce e si misura non già da quel mistero di gioia che può attrarre gli uni verso gli altri e che può essere effetto indipendente da qualsiasi generosità e merito, ma si misura da quanto si è capaci di donare. La nostra carità deve avere sempre queste caratteristiche: prontezza e giocondità nel donarsi. Si ama per piacere, si ama per dovere, si ama per mestiere.
Non vi è altra cosa più bella al mondo che quella di vivere in pace con tutti, di far del bene sem-pre, di essere generosi, di compatire, di coprire i difetti, di confortare e sollevare gli altri. Questa è donazione.
Amare il prossimo in tutte le sue necessità.
La carità è il nostro motto; ci ha spinti in questo luogo la carità; per essa noi lavoriamo, pensiamo, studiamo quello che si può fare di meglio per al-leviare chi soffre; per la carità noi spendiamo la vita senza altra ricompensa che quella di essere riusciti davvero a confortare, ad aiutare i poveri, a guarire gli ammalati, a consolare gli afflitti. Noi dovremmo essere degli angeli della carità. E come si può pensare che questi angeli di pun-to in bianco si convertano in poveri esseri che s’inquietano, che mormorano, che non com-patiscono, che non aiutano, che non perdonano, che non consolano?
Tutto questo è una contraddizione, un assurdo, una ipocrisia, un’ironia, si potrebbe dire un fari-seismo. Facciamo in modo che il nostro amore abbia la caratteristica dell’oblatività, cioè un amore sempre pronto a donarsi senza chiedere nulla in cambio.