I poveri

C’om’è grande e sconfinato nel mondo il campo della miseria materiale e spirituale, della sofferenza fisica, intellettuale e morale!

Vi è una miseria che consiste nella privazione dei mezzi necessari alla vita e si chiama povertà. Vi è una miseria che consiste nella privazione della salute del corpo e si chiama malattia.

Vi è una miseria che consiste nella privazione della pace, della gioia dell’anima e si chiama avvilimento, tristezza, disperazione.
Vi è una miseria che consiste nella privazione di ogni luce, di ogni verità e si chiama ignoranza. Vi è infine una miseria che consiste nella privazione della conoscenza di Dio, dell’amicizia di dio, della grazia di Dio ed è la più grande di tutte le miserie.

Chi ha l’anima grande comprende che la vita non ci è stata data per noi, ma per una mis-sione di bene; chi ha il cuore buono sente e si commuove.

Chi ha la volontà generosa, insaziata di operare, di soccorrere, deve gloriarsi di essere un apostolo, un combattente contro ogni forma di miseria e di dolore, di farsi cioè un ricco donatore per chi è povero, un medico soccor-ritore per chi è malato, un consolatore per chi è nell’afflizione, un maestro illuminatore per chi è avvolto nelle tenebre dell’ignoranza e dell’errore, un sacerdote salvatore per chi è perduto nelle vie della colpa.

Ecco cinque forme di apostolato che andremo considerando per divenire anche noi dei ricchi che donano, dei medici che soccorrono, degli angeli che consolano, dei maestri che illuminano dei sacerdoti che salvano.
Per primo riflettiamo: come possiamo essere dei ricchi che donano a chi è povero? Che cosa possiamo donare ad un povero?
Il povero ordinariamente è avvilito o sfiduciato, diamogli la nostra compassione; è un naufrago impotente di procurarsi i mezzi per vivere, diamogli il nostro soccorso.

Il povero, sotto un’apparenza dimessa, è un essere nobile per dignità umana e cristiana, per i meriti che gli procura la sua lotta contro la povertà.
È un uomo come noi, ha un cuore affinato dal dolore e forse quindi più delicato e sensibile del nostro; ha una volontà avvezza a combattere contro le difficoltà della vita e quindi più forte della nostra.

Ha una sua dignità cristiana perché è un figlio di Dio come noi ed è, quindi, nostro fratello. È un essere grande per la sua pazienza nel sopportare i disagi della vita, per il distacco e la sobrietà nell’usare i beni di quaggiù, per l’umiltà nel considerarsi inferiore agli altri; la sua spiritualità essendo meno ingombra di cose materiali, sente di più il bisogno di Dio e delle cose del cielo. Per questo i poveri sono i prediletti di Dio. E Gesù, venendo in questo mondo, volle essere un povero.

E dunque, poiché il povero è un nostro fratel-lo sofferente per le privazioni della vita, è un fratello umiliato, disperso, avvilito, è un rappresentante di Cristo, amiamolo veramente! Amiamolo come ameremmo uno dei nostri fratelli, uno della nostra famiglia. Amiamolo come amiamo il sofferente, amiamolo come ameremmo Gesù Cristo. Siamo gli amici dei poveri.

Questo nostro amore non sia soltanto un amore della volontà e del sentimento, ma un amore di opere. Dobbiamo soccorrere il povero per confortarlo, per aiutarlo a vincere le difficoltà provvedendo ai suoi bisogni. Ecco l’offerta dell’amore che conforta e solleva, delle opere che lo difendono ed aiutano, ecco la prestazione del nostro lavoro, del nostro denaro, delle nostre vesti

Servo di dio don Angelo Lolli (dal libro “La Carità. Meditazioni” di don Angelo Lolli, ed Shalom, 2003)