Il verbo amare
“Non possiamo sempre fare grandi cose nella vita, ma possiamo fare piccole cose con grande amore”. Queste le bellissime parole di Madre Teresa di Calcutta che spiega come a volte possano bastare dei piccoli gesti, fatti con il cuore, per fare del bene e per cambiare le cose.
Amare è la gioia di far piacere a qualcuno. Perciò chi ama Dio sentirà la gioia di far piacere a Dio; chi ama il prossimo sentirà
quella di far piacere al prossimo.
Se la gioia di far piacere è sincera, vi corrisponderà necessariamente il timore, il rammarico e la cura ansiosa di non dare mai dispiacere.
È questo il punto essenziale su cui inizia, si svolge e si perfeziona tutta la santità.
Che cosa è un Santo, se non un essere che ha messo tutti i suoi ideali nell’amore di Dio?
Lo ha messo nelle preghiere, quindi lo sentirete ripetere ad ogni istante: “O Signore fa’ che ti ami sempre più”.
Lo ha messo nei propositi del mattino: “Oggi amerò il Signore più di ieri”.
Lo ha messo nel lavoro e lo fa con gioia, qualunque sia, perché sa di dare con esso piacere a Dio, e quindi di amare maggiormente Dio.
Lo ha messo nelle gioie e nei dolori, perché gioire e soffrire per Iddio ravviva la fiamma dell’amore per Lui. Lo ha messo nei rapporti col prossimo, nei quali domina il principio indiscutibile di non pensare, dire e fare, se non quello che può far piacere al prossimo, come Dio comanda, e quindi per amore di Dio. Lo ha messo nelle sue imprese, nelle quali giorno e notte esamina, studia e propone tutto quello che può tornare a maggiore gloria di Dio, quindi fa tutto quello che gli può far piacere.
Lo ha messo infine nei suoi esami di coscienza, nei quali non manca mai la domanda più importante e necessaria: “Oggi come e quanto ho amato Dio?”. Quando un’anima per dieci o vent’anni si è purificata, raffinata, divinizzata in questo sole di amore di Dio, essa ha già fabbricato la sua aureola di santità che splenderà fulgente per tutti i secoli nel regno dei cieli.