La carità copre una moltitudine di peccati

Quando leggiamo la descrizione che fa Gesù nel Vangelo del Giudizio Universale (cfr. Matteo 25, 31-46), ci fa meraviglia che Egli ricordi le opere di misericordia come titolo di merito, per essere chiamati al premio eterno, o di demerito, per essere condannati alla dannazione.
La meraviglia scompare, se si pensa che per opere di misericordia si intende la Carità.
E la Carità è il principio e il fondamento di tutta la legge, quindi il principio e il fondamento di tutta la nostra ragione di merito e di demerito (di salvezza).
Alla Carità quindi dobbiamo donarci, se vogliamo maggiormente farci santi; alla Carità per vincere la tiepidezza; alla Carità per coprire la moltitudine dei nostri peccati.
Si può dire che la Carità è un mistico fuoco che conduce dal peccato alla grazia, dalla tiepidezzza al fervore, dal fervore alla santità. La Carità conduce dal peccato alla grazia, perché purifica, ripara, santifica.
La colpa è sempre mancanza di amore a Dio, sia che sia un fatto di odio, di indifferenza, di abbandono, di egoismo. L’amore rifà la strada a rovescio, mediante il perdono affettuoso, il pentimento sincero, il proposito generoso.
Ma noi l’amore di Dio non lo vediamo, non lo sentiamo, non lo controlliamo come vorremmo. Allora Dio, sempre buono, ci viene incontro dicendoci una parola che tutto rimedia, tutto abbraccia: “Quello che avrete fatto al più piccolo dei vostri fratelli, lo avrete fatto a me”.
“Quello che avrete fatto”, che cosa possiamo fare?Tutto ciò che vorremmo per noi.