Agosto, Mensa dei poveri a Santa Teresa. Tanti giovani tra i volontari, in aumento i casi di povertà

I cancelli dell’Opera di Santa Teresa si aprono ogni mattina, poco prima delle 12. Se ti fermi un attimo a osservare da via de Gasperi, puoi accorgerti di quanta gente accede al cortile interno della Fondazione e da lì al grande salone dove ogni giorno e per tutto il mese di agosto, si tiene la Mensa dei poveri, attiva solo la domenica durante l’anno. C’è chi si dirige diretto al banchetto di Matteo Zornetta, responsabile dei volontari che scrive i nominativi degli ospiti della Mensa, prima di lasciarli entrare nella stanza. C’è chi invece arriva quasi a servizio completato, perché magari ha dovuto lavorare fino a un momento prima o perché a volte farsi vedere dagli altri e tra gli altri in quel contesto, può generare vergogna.
Storie di vita, lavoro e umanità
I volontari addetti alla cucina lavorano dalle 9 alle 14, ogni giorno: preparano i pasti, li distribuiscono ai commensali, ripuliscono gli spazi e organizzano infine le sportine per la cena, consegnate dalle 18 alle 19, in via Santa Teresa, 8. << A inizio agosto l’affluenza era di circa 70 persone a pranzo e di una sessantina per cena. Adesso i numeri sono in crescita, come capita ogni anno: siamo a 80 persone per pranzo, una settantina per cena e molto probabilmente toccheremo il centinaio a fine mese. – afferma Matteo Zornetta della Caritas e responsabile dei volontari – Da una parte ci sono gli ospiti abituali, che ritroviamo ogni anno: sono quelle persone che vivono per strada, frequentano i dormitori e vengono aiutati da realtà come la Caritas e l’Opera di Santa Teresa. Dall’altra ci sono quelli di passaggio; persone che vivono sempre in povertà ma si spostano per raggiungere altre mete. Negli ultimi giorni, ad esempio, abbiamo conosciuto un signore di origini francesi che poco dopo ha lasciato Ravenna”. Infine, usufruiscono del servizio mensa molti giovani, principalmente stranieri, che svolgono lavori stagionali nel settore agricolo o turistico e “purtroppo non hanno alcuna garanzia contrattuale e ricevono miseri compensi”.
Lavori spesso massacranti, turni infiniti, e paghe che non permettono di acquistare nemmeno una piccola spesa e del cibo per sopravvivere. C’è poi chi è scappato dall’Ucraina, come Ivan che arriva da Mariupol’, dove è rimasto fin quando è stato possibile, ma per la situazione attuale ormai tragica è dovuto andare via. Ingegnere civile nel suo Paese, adesso in Italia, accolto da alcuni conoscenti, non ha un’occupazione e frequenta la scuola per imparare l’italiano. La sua vita deve ripartire da zero. << A cena, il numero degli ospiti invece varia molto, perché in tanti non riescono a presentarsi per via del lavoro o perché si ritirano nei dormitori. Il pasto non si consuma nei locali dell’Opera ma viene consegnato dai volontari all’interno di una sportina >> prosegue Zornetta.
I nostri volontari
Dietro questa grande macchina funzionante, troviamo dunque i volontari, che sono circa 15 a pranzo e un po’ meno a cena, dove il lavoro consiste solo nella consegna delle buste preparate la mattina. Volontari dell’Opera di Santa Teresa, della Caritas, di altre associazioni e poi c’è anche chi arriva dalle parrocchie o dai gruppi scout. Chi dedica al servizio qualche ora o qualche giorno, chi lo svolge con più costanza per due o tre settimane. << Quest’anno – spiega Zornetta – anche molti giovani si sono integrati nel gruppo, come Samuele, Stella e Yiran che stanno dando un contribuito veramente prezioso>>.
Ad occuparsi della gestione in cucina sono invece Claudio e la moglie Manuela, che da circa 3 mesi sono ospiti della Casa della Carità dell’Opera di Santa Teresa. La vita a volte riserva sorprese amare e in poco tempo puoi ritrovarti senza più una casa o un posto in cui stare. <<La Casa della Carità accoglie persone e nuclei familiari in difficoltà. Il progetto nasce sicuramente per tamponare l’emergenza più grande, quella abitativa. Tuttavia non consiste solo nell’offrire un alloggio temporaneo a chi ha bisogno, ma anche nel costruire attorno alla persona, in collaborazione con i servizi sociali del Comune, un percorso di reinserimento lavorativo o abitativo>> spiega Filippo Botti, responsabile delle attività istituzionali dell’Opera. La ninfa vitale della Casa è quindi la rete di professionisti, di volontari e del personale della Fondazione, che offre le proprie competenze e il proprio tempo a chi chiede aiuto. Claudio ed Manuela fanno parte di questa comunità e la vivono attivamente, mettendosi a disposizione degli altri, come gli ospiti della Mensa dei poveri. Il loro è un atto d’amore, un dare e ricevere continuo nell’immenso mare della solidarietà.
Dal Risveglio 2000, 24 agosto 2023